Dopo i lunghi controlli all’ufficio visti riusciamo a uscire dall’aeroporto. L’aria è irrespirabile e i rumori sono fortissimi. Una marea di persone sosta nelle vicinanze. Alcune gridano, altre sono intente a caricare le valige dei viaggiatori. In sottofondo si sentono con insistenza i clacson delle auto e dei motorini.
Siamo appena atterrati a Dacca, la capitale del Bangladesh, ancora sconvolta dall’assalto al ristorante nel quartiere diplomatico avvenuto lo scorso luglio, quando un commando di jihadisti ha brutalmente ucciso 23 persone, compresi 9 nostri connazionali.