Gli scontri tra le forze speciali filippine impegnate sul campo per riprendere il controllo completo di Marawi – che secondo fonti governative dovrebbe arrivare a breve – e i miliziani dello Stato Islamico, hanno provocato, fino ad ora, oltre 700 morti e quasi 400mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Molte di queste hanno trovato rifugio nella vicina città di Iligan, che dista meno di quaranta chilometri dal conflitto, ed è diventata il quartier generale delle istituzioni per affrontare l’emergenza.
“È successo tutto all’improvviso”
…ci dice Marical, una ragazza di 34 anni ospite, insieme con altre mille persone, al Fisheries Evacuation Center. “Il 23 maggio Marawi si è riempita di uomini armati. Io ero fuori casa e non sapevo come rientrarci”, racconta mentre ha in braccio il suo bambino. “Non sapevo cosa fare. Riuscivo solo a piangere e pregare di rivedere la mia famiglia. Ero disperata. Dovevo rientrare per forza per allattare mio figlio”. Ad un certo punto, continua la giovane donna, “ho visto alcune persone in strada e gli ho chiesto se potevo andare nella mia abitazione. Mi hanno detto di sì, ma dovevo fare in fretta. Così mi sono fatta coraggio, sono andata di corsa, ho preso il mio bambino, qualche vestito per lui, mezzo sacco di riso e sono scappata fuori dalla città”.
Anche Sulyman Abdullah, 33 anni, racconta la stesse cose: “Stavo dormendo insieme alla mia famiglia quando ho sentito degli spari e sono corso in strada. C’era molta gente che scappava e ho capito che il gruppo Maute stava prendendo il controllo”