La Boca, Buenos Aires - Argentina

La vida larga

Anteprima dal libro: La Vida Larga – Rep. Pop. de La Boca, Buenos Aires ©Gabriele Orlini

Per molti è un luogo pericoloso, da evitare come la peste.
Alla sera la polizia ti blocca all’ingresso e se non sei uno di loro non entri.
Pure i taxi rifiutano la corsa in direzione del barrio.

E per me: che non sono uno di loro e non lo sarò mai. Che sono stato accolto per quel che ero. Che mi hanno messo di fronte al “contenuto” e non alla “forma”, per me, quel barrio, è stato il posto più bello del mondo.

Quel mondo dove non chiudi la porta a chiave. Quel mondo dove al mattino scendi in strada e passi la prima mezz’ora a scambiare saluti.
Quel mondo dove la notte, tra puttane e spacciatori, respiri un umanismo che credevi fosse andato perduto…

“C’è qualcosa di misterioso nella maniera in cui il giramondo – quello che sta fuggendo o cercando, o quello che si muove al ritmo sovraesposto di entrambe le motivazioni emotive – resta vincolato per qualche ora al luogo da cui passa, e lo fa diventare casa sua, una sorta di placenta provvisoria che, per quanto effimera, lo avvolge per il tempo necessario.” 

– [Amor América – Un viaje sentimentali por América Latina, Maruja Torres 1994]

“Vedi tano*, noi siamo gente semplice. Molti di noi sono poveri. Ma a nessuno manca nulla.
Alla gente del barrio non importa se hai la maglietta firmata o le scarpe buone. La gente del barrio guarda cosa hai dentro, guarda se hai cuore.

Tu hai cuore tano. Oppure sei un pazzo.
Per questo puoi girare alla Boca di notte e la gente ti saluta.
Ed è un grande privilegio, tano, perché nessuno che non è de La Boca avrebbe il coraggio di farlo”
“Grazie…ma io sono anche uno stronzo. Credimi”
“Lo so tano…è anche per questo…”

“Tomamos una cerveza?”
“Ya, vamos”

Durante il giorno recitano un copione per soddisfare i curiosi turisti e il barrio risplende nei rilessi delle case di lamiera colorata. Ma alla notte ogni cosa si trasforma, si spoglia.

I cani si riprendono le strade e il tango, spento da ogni passione, cede il passo alla cumbia. La polizia torna a non vedere perché nulla c’è da controllare, e le storie iniziano ad essere narrate tra un mate, uno spinello, o una striscia di coca.
Ognuno qui a La Boca ha una storia.
E nessuno di loro ne desidera una diversa.

“Come ti chiami?”
“Importa?”
“A me sì. Mi piace sapere con chi parlo”
“Che nome vuoi sentire?”
“Voglio sentire il tuo. Quello che tua madre ha scelto”
– “Non conosco mia madre”
“Quindi sei senza nome?”
– “Non ho detto questo”
“E allora?”
– “Non te lo dico. Troppo personale”
“Lo sai che ti farò una foto vero?”
– “Diventerò famoso?”
“Non credo”
– “Fotografa pure, tano”
“Di dove sei? Dove sei nato?”
– “Nato e vissuto a La Boca. Ma anche altrove”
“Altrove…dove?”
– “Altrove”
“E poi sei tornato”
– “Sì, libero … dopo 7 anni”
“E adesso quanti anni hai?”
– “… 21”

– “Picchiavo la mia donna, mi drogavo, rubavo, e tutte quelle cose li.
Ho anche ucciso..anche se non ricordo il perché.
Una vita movimentata insomma.
Un pò al limite.”

“Stai parlando al passato…”

“Ma adesso tutto è diverso, tano*. Ho smesso perché Dio mi ha cambiato. Adesso lavo i panni: dalle 8 alle 21, tutti i giorni.
Addesso lavo i mie peccati”

“E quindi te ne vai”
“Si. Domani mattina presto”
“Perchè?”
“Perché tornare è più bello che restare”
“Torni allora?”
“Si, un giorno. Il mio tempo con voi non è ancora finito. Ci sono molte cose che voglio ancora capire”
“Dimmi tano, cosa ti rimarrà de La Boca?”
“…che i bimbi possono giocare in strada di notte”

“Suerte, tano”
“Suerte viejo”